Un Blog per proporre alcuni tra gli articoli che considero più belli tra quelli che ho scritto finora, sperando di onorare il lavoro del Giornalista che informa, intrattiene, suscita dibattito e opinioni. B.L.

mercoledì 25 agosto 2010

Fotografie dal nostro mondo (Bruna Larosa)

Gli adulti, spesso, ce l’hanno con i giovani fannulloni e senza idee. Beati quei tempi in cui c’erano giovani capaci, ora non si è più buoni a niente! Credo sia utile parlare di questo mentre il mondo cambia e continua a cambiare e le generazioni di ieri rimpiangono i ‘loro anni d’oro’.

A volte mi stanco di sentire solo questo, di pensare che la mia generazione sia fallita in partenza, soprattutto perché ritengo che se il mondo è così sia per merito delle generazioni passate.
Spesso arrivano email che rimembrano i gloriosi anni ’90… Anni che gloriosi non sono mai stati per nessuno: anni di buio per la politica, di grigio per quasi tutti gli altri settori eppure già ci sono i nostalgici che inviano quegli allegati in power point con il jingle della merendine come sottofondo musicale.

Se da un lato posso capire gli adulti e gli anziani che rimpiangono i loro tempi passati non capisco quelli che ancora adulti non sono e guardano indietro. Tanto disprezzo per la nostra generazione che non desidera più: ha già tutto. Non s’impegna più: basta essere bulli. Non soffre più: talmente consci di tutto da non provare più emozioni. Non proviamo più neanche nostalgia per le persone lontane: con un click siamo da loro, e non ci interessa più sentire né col naso né con le orecchie: ci bastano i sensi del computer… tanto meno ci interessa sentire col cuore...
Ma siamo proprio sicuri di essere così? Se così fosse saremmo talmente freddi e superficiali da essere forti ed invincibili.
La verità è che siamo figli del nostro tempo, figli di coloro che ci chiamano bamboccioni e buoni a nulla. Tutte le madri vorrebbero poter dire ‘mia figlia è diversa’, come la reclame di qualche anno fa, invece, devo deludere i genitori: tutti i figli possono sbagliare. Faranno errori diversi da quelli che hanno contraddistinto le generazioni precedenti, ma sbaglieranno, prenderanno strade differenti da quelle che si ritengono migliori, perché abbiamo la vita, ma nessuno ha un libretto d’istruzione
per viverla
.

Tutti abbiamo sogni e non esiste il giusto o lo sbagliato: nessuno può giudicare i sogni degli altri. Penso che i giovani di questi anni siano disillusi perché le grandi utopie sono state ormai consumate nel tempo e non si è forti come si crede per crearne di nuove. Non si crede neanche più
all’amore, è sempre difficile da trovare, quindi si fanno un sacco di tentativi e alla fine, quando arriva non lo si riconosce più.

La vita è semplice secondo chi è stato giovane prima, ma semplice per chi? Per coloro che sono abituati ad avere tutto e cadono in depressione quando non riescono ad ottenere qualcosa? Semplice per chi non sa più stupirsi perchè troppo abituato a vedersi schizzare davanti immagini diverse e talmente nuove che il divertimento naturale non basta più, e si è costretti
a passare alla ricerca dell’estasi chimica.
Forse ci sono poche responsabilità riflette qualcuno. O forse le responsabilità sono troppe, così tante che bisogna trovare una via d’uscita. Sono stati sempre pochi quelli che sono emersi, quelli che ce l’hanno fatta, ora si hanno più possibilità, la selezione naturale non esiste più, anche la natura è stata addomesticata, eppure sono ancora meno quelli che ce la fanno.

Il male di vivere si riscontra in ogni dove, l’assenza di certezze ci distrugge, il non comunicare ci aliena. Vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo ci brucia l’esistenza. No, non è facile essere giovani ed ancor più difficile è crescere per diventare adulti.

I padri che hanno fatto di tutto per rendere questo mondo più confortevole, lo hanno in realtà plagiato. Averci tolto ogni scelta ha compromesso la nostra capacità di discernimento. Aver reso il mondo più semplice ha reso
la vita più difficile. Il tempo passa, inesorabile facendosi beffe delle ansie e delle paure che non riusciamo più a comunicare e che ci imprigionano in paradisi artificiali che non le fanno sparire ma solo dimenticare.
Così mentre non riusciamo più ad arrossire per un complimento o un rimprovero, i nostri nonni piangono su foto in bianco e nero ed il pensiero va a chi tra qualche anno riderà dei nostri ricordi in digitale.



Pubblicato sulla rivista Acqua & Sapone Dicembre 2008

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